Attacchi di ansia e panico: sintomi, cause e rimedi
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Lia Parente

In questo articolo ti spiegherò come riconoscere la gli attacchi di ansia e di panico, le possibili cause e come poter risolvere.

Se al termine di questo articolo riconosci di poter soffrire di attacchi di ansia e di panico, puoi contattarmi cliccando qui e parlarne con me per risolvere definitivamente il problema.

Sei pronto? Cominciamo!

Come si manifesta l’attacco d’ansia

Si parla di sintomatologia ansiosa quando si manifesta una reazione d’allarme eccessiva in assenza di uno stimolo ambientale adeguato a determinarla.

In questi casi i comportamenti messi in atto risultano poco congrui e non vantaggiosi per l’individuo rispetto alla situazione (Lingiardi e Gazzillo, 2014).

L’ansia è uno stato di preoccupazione intensa e costante che interferisce con le normali attività quotidiane.

Essendo l’ansia il modo con cui il nostro organismo si prepara ad affrontare una minaccia, essa comporta una serie di risposte automatiche tipiche di tutti gli appartenenti alla specie umana.

L’individuo si sente irrequieto ed impaziente: ciò porta spesso alla sensazione di affaticamento, poiché i muscoli sono sempre tesi e consumano energia, fino a provocare vero e proprio dolore muscolare. 

Il panico è una forma di estrema ansia, che porta l’individuo a mettere in atto tentativi di controllo che non fanno altro che alimentare il panico stesso, sfociando spesso in circoli viziosi.

Il cosiddetto “attacco di panico” rappresenta la condizione in cui, in assenza di particolari stimoli esterni, l’individuo viene colto improvvisamente da un forte stato ansioso accompagnato da diversi sintomi somatici e psichici.

Infatti, questo stato di allarme si manifesta con una serie di modificazioni fisiche (palpitazioni, tachicardia, tremori, sudorazione, dispnea, sensazione di stordimento o capogiro, sensazione di asfissia o soffocamento, irrequietezza motoria, dolori gastrici, nausea, secchezza delle fauci, raucedine) e psicologiche (apprensione, insicurezza, tensione emotiva).

Queste modificazioni improvvise portano ad una sensazione generale di insicurezza, caratterizzata dalla paura di impazzire o di perdere il controllo.

Generalmente, l’attacco di panico dura dai 5 ai 20 minuti e si può presentare con frequenza variabile: si può manifestare in maniera sporadica oppure con un’elevata frequenza in un breve periodo di tempo.

Dopo il primo attacco di panico, l’individuo tende a monitorare costantemente il suo stato fisico (pressione, frequenza respiratoria e cardiaca, sudorazione ecc.) in una costante attesa del prossimo attacco: questa attenzione continua e minuziosa nei confronti della propria risposta fisiologica non fa altro che creare la situazione adatta per un nuovo attacco di panico.

L’attenzione costante verso le normali attività fisiologiche porta inevitabilmente a notare variazioni che altrimenti sarebbero impercettibili, le quali vengono interpretate come segnali anticipatori dell’attacco di panico; la paura che si possa ripresentare un attacco alimenta l’ansia, che raggiunge il picco masso e dà luogo alla sintomatologia tipica del panico: l’ansia che anticipa l’attacco di panico aumenta le probabilità che esso si ripresenti.

Questa strategia di “controllo” risulta inadeguata e controproducente, potendo sfociando spesso nell’ipocondria

Infatti, se si pone attenzione al proprio battito cardiaco, la paura che si possa presentare un nuovo attacco di panico farà aumentare la frequenza cardiaca, provocando la reazione che si vorrebbe evitare (Nardone, 1993).

Nei casi più gravi, questo disturbo può portare le persone ad evitare determinate situazioni o luoghi ritenuti pericolosi o in cui sarebbe difficile gestire il ripresentarsi di un attacco di panico.

Evitare le situazioni che, secondo l’individuo, possono innescare l’attacco di panico alimenta ulteriormente il senso di insicurezza e conferma la pericolosità della condizione evitata, preparando il terreno per evitare successivamente tutte le situazione ritenute minacciose: nei casi più gravi, l’individuo può arrivare al completo rifiuto di uscire di casa se non accompagnato da persone di fiducia, con cui si instaura un rapporto morboso di dipendenza (Nardone, 2003).

I familiari, spesso, possono alimentare la percezione di gravità del disturbo accettando tali situazioni di dipendenza, che non fanno altro che allontanare ulteriormente l’individuo dalla guarigione (Nardone, 1993).

Quindi, il disturbo di panico nasce e viene alimentato da questi numerosi circoli viziosi che si innescano per gestire la situazione.

Tali strategie inizialmente portano a dei momentanei benefici, ma diventano invalidanti o patologiche nella misura in cui vengono esasperate e utilizzate in modo generalizzato e rigido. 

Oltre al disturbo di panico, nella più ampia categoria dei disturbi d’ansia troviamo:

  • il disturbo d’ansia di separazione, frequente soprattutto nei bambini, il quale è caratterizzato dalla presenza di ansia e paura intense e inappropriate riguardanti la separazione dalle figure genitoriali;
  • il mutismo selettivo, caratterizzato dall’incapacità di parlare in determinate situazioni sociali (ad es. a scuola), pur mantenendo un uso appropriato del linguaggio nei contesti familiari;
  • la fobia specifica, la quale rappresenta un timore esagerato e irrazionale di un oggetto specifico o di una situazione, provocando intensi sintomi ansiosi;
  • il disturbo d’ansia sociale, caratterizzato da ansia e tensione intense provocate dal timore di essere giudicati in situazioni in cui bisogna parlare in pubblico o interagire con persone estranee;
  • infine, il disturbo d’ansia generalizzata è caratterizzato da intensa ansia e preoccupazioni sproporzionate ed eccessive legate a numerosi eventi e attività quotidiane.

Cause degli Attacchi di Panico

Il disturbo di panico può presentarsi in qualsiasi momento della vita e può avere diverse cause.

Solitamente, vi è una predisposizione a gestire gli eventi della vita con una risposta di tipo ansioso.

Inoltre, l’attacco di panico può essere causato da periodi particolarmente stressanti o da eventi traumatici.

Se tali situazioni non possono essere affrontate in maniera adeguata, causeranno un aumento dei normali livelli d’ansia.

Come tutte le emozioni, anche l’ansia ha una funzione adattiva: se scatenata da una particolare situazione, la reazione ansiosa prepara il nostro organismo a reagire in maniera ottimale e sopravvive in un ambiente ostile.

La funzione adattiva dell’ansia si riduce quando quest’ultima diventa generalizzata e persistente, produce comportamenti poco vantaggiosi e rappresenta il modo usuale di reagire dell’individuo (Plutchik,1994).

Per distinguere l’ansia fisiologica dall’ansia patologica, bisogna innanzitutto valutare quanto la reazione sia adeguata al contesto: generalmente, nei casi di ansia patologica, la reazione dell’individuo risulta incongrua rispetto alla situazione scatenante.

Inoltre, bisogna valutare l’intensità della reazione ansiosa: essere in un certo grado spaventati in prossimità di un evento/situazione importante è adattivo, in quanto una giusta dose d’ansia migliora la nostra performance portandoci ad essere più concentrati e attenti all’ambiente circostante (basti pensare ad un esame universitario o un colloquio di lavoro); se, invece, l’ansia supera una certa soglia diventa paralizzante e ci ostacola nell’affrontare le situazioni quotidiane difficili. Infine, l’ansia patologica è caratterizzata da un’elevata frequenza delle reazioni ansiose e la loro pervasività nella vita affettiva, sociale e professionale (Lingiardi e Gazzillo, 2014). 

Quindi, l’ansia non è sempre una componente negativa della nostra emotività: un quantitativo medio d’ansia consente di attivare le energie per affrontare un compito.

Al contrario, se l’ansia è minima, l’organismo non è adeguatamente preparato a reagire, mentre se è eccessiva può diventare anche controproducente (Yerkes e Dodson, 1908).

Come curare l’ansia: Rimedi immediati

Dato che la sintomatologia del panico si presenta come prevalentemente fisica, è bene consultare il medico per escludere una patologia d’altro tipo (problemi cardiaci, ipertiroidismo ecc.).

Dato che spesso gli attacchi di panico tendono ad essere accompagnati da ipocondria, poter escludere una patologia fisica può aprire la strada alla consapevolezza riguardo il proprio disagio psichico. 

Per gestire la paura che un nuovo attacco di panico possa sopraggiungere, è necessario aumentare il rilassamento e diminuire i livelli di stress.

A tale scopo, è preferibile non trascurare la cura di se stessi, gli hobby e le relazioni sociali.

Se la sintomatologia ha condotto l’individuo ad instaurare relazioni di eccessiva dipendenza con i propri cari, è preferibile riacquistare autonomia nella quotidianità sperimentando le proprie capacità di gestione del problema.

Bisogna evitare di curare farmacologicamente il disagio in maniera autonoma: a tale scopo è preferibile affidarsi ad uno specialista del settore. 

Farsi passare l’ansia

L’attacco di panico nasce dall’uso generalizzato di strategie disfunzionali per controllare le proprie reazioni di paura: un modo per prevenire gli attacchi di panico è proprio individuare queste sequenze fallimentari e sostituirle con reazioni più efficaci.

Un metodo efficace per gestire il panico è affrontare e utilizzare la propria paura: una volta accettate le nostre paure, non possono più prenderci alla sprovvista, diventando così punti di forza.

Dimostrando a noi stessi di essere in grado di gestire l’ansia che innesca il panico, si spezzerà il circolo vizioso patologico con enormi benefici in termini di fiducia nelle proprie capacità (Nardone, 2003).

Per ridurre i livelli d’ansia e gestirla nell’immediato, si può far ricorso anche a tecniche di rilassamento (yoga, training autogeno, pilates ecc.): utilizzando adeguate tecniche respiratorie è possibile gestire l’attacco di panico ed evitare un peggioramento dei sintomi dovuto proprio all’aumento della frequenza respiratoria.

Rimedi naturali per l’ansia

Uno stile di vita sano può contribuire a combattere gli attacchi di panico: è preferibile seguire una giusta alimentazione, dormire adeguatamente e riservare del tempo per se stessi.

Inoltre, si può trarre beneficio nella gestione quotidiana dell’ansia praticando regolarmente dello sport, soprattutto di tipo aerobico (corsa, cyclette, nuoto, danza ecc.), il quale aiuta a ridurre i livelli di stress contribuendo a migliorare il tono dell’umore.

È preferibile ridurre l’assunzione di sostanze eccitanti come caffeina, teina, nicotina e alcolici, le quali aumentano la sintomatologia ansiosa.

Alcune sostanze naturali possono aiutare a ridurre i livelli di stress e favorire il rilassamento; tra queste troviamo: fiori di Bach, valeriana, melissa e passiflora. 

Questi accorgimenti aiutano a gestire la sintomatologia, soprattutto se lieve, ma non possono sostituire l’intervento specialistico, al quale bisogna far riferimento per risolvere definitivamente il problema.

Come risolverli, cura definitiva per gli attacchi di ansia e panico

Tutti i disturbi d’ansia trovano la miglior soluzione nella psicoterapia, combinata con il trattamento farmacologico per i casi più gravi. 

Tra le terapie ritenute più efficaci per la cura dei disturbi d’ansia (e per il disturbo di panico nello specifico), vi è l’approccio strategico, il quale si basa sull’utilizzo di strategie che conducono il paziente a sperimentare in maniera concreta le proprie capacità di superare il panico, portando alla consapevolezza delle proprie risorse personali (Nardone, 2003).

La Terapia Breve Strategica riesce a raggiungere risultati duraturi in un numero limitato di sedute, rendendo il paziente partecipante attivo della propria guarigione.

Questo tipo di terapia fornisce gli strumenti adatti per rompere il circolo vizioso che ha reso possibile l’instaurarsi del disturbo di panico, ristrutturando anche il modo in cui si percepisce e si fa esperienza del mondo.

I miglioramenti perdureranno nella misura in cui si acquisirà consapevolezza delle proprie capacità di affrontare il panico (Cagnoni, 2004).

Condizione necessaria per poter intraprendere questo tipo di percorso è la reale volontà di mettersi in gioco e riacquisire autonomia, sperimentando le proprie capacità di affrontare gli eventi stressanti. 

Bene, per questo articolo è tutto.

Spero ti sia stato di aiuto per fare chiarezza sull’argomento e per aiutarti a riconoscere il problema ed eventualmente, contattarmi per risolvere il problema.

Un abbraccio,

Lia Parente.

Bibliografia

Lingiardi, V., Gazzillo, F. (2014). La personalità e i suoi disturbi. Valutazione clinica e diagnosi al servizio del trattamento. Milano: Raffaello Cortina Editore. 

Cagnoni, F. (2004). Il trattamento strategico evoluto del disturbo da attacchi di panico. Rivista Europea di Terapia Breve Strategica e Sistemica, 1, (108-113).

Nardone, G. (1993). Paura, Panico, Fobie. Firenze: Ponte alle Grazie.

Nardone, G. (2003). Non c’è notte che non veda il giorno. Milano: Ponte alle grazie.

Plutchik, R. (1994). The psychology and biology of emotion. New Yprk: Harper-Collins.

Yerkes, R. M., Dodson, J. D. (1908). The relation of strength of stimulus to rapidity of habit-formation. Journal of comparative Neurology and Psychology, 18(5), 459-482.

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